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Campagna elettorale

Ovunque ci sia una elezione che si rispetti c’è una campagna elettorale. Qui daremo conto della nostra. Qui sotto c’è un articolo che condividiamo e che è una premessa…

Interessante Riflessione

Cercansi candidati disperatamente

Editoriale di Luca Ancetti, Il Giornale di Vicenza, sabato 4.5.2019

C’è politica e politica. Ci sono poltrone e poltrone. Quelle da sindaco, assessore e consigliere comunale sono sempre meno ambite. Nel Vicentino i candidati sindaco sono 178, per 80 comuni; cinque anni fa in corsa se ne contavano 245 ma le amministrazioni locali da eleggere erano però 88. Altra conferma del fatto che la politica locale sta perdendo il suo nobile appeal arriva dall’aumento dei comuni dove in lizza c’è un solo aspirante. Il 26 maggio saranno in 16 a misurarsi non con un avversario ma con il quorum e col fatidico 50 per cento più uno degli aventi diritto. In alcuni paesi per evitare l’impervia corsa in solitaria, il secondo aspirante è stata una “invenzione” dell’ultima ora. Escamotage che ci riporta ai tempi del monocolore, quando per accaparrarsi l’intero consiglio comunale la Democrazia Cristiana raddoppiava, presentando, accanto a quella dello scudo crociato, anche una lista civica. Questa fuga dalla politica nei paesi è preoccupante, perché così rischia di venir meno il confronto sulle idee, perché si perdono quelle differenze che, attraverso l’azione dell’opposizione, diventano un arricchimento per un territorio e la sua gente. La disaffezione verso la politica è realtà. E non è un bene. Del resto fare il sindaco è un impegno che richiede tanto tempo, e non vengono risparmiati né sabati né domeniche. Il tutto a fronte di retribuzioni non certo da manager e di un carico di responsabilità che pretende preparazione e competenza per evitare di finire, quando va bene, al cospetto della Corte dei Conti. Eppure fare l’amministratore locale rimane una esperienza affascinante, talmente utile e formativa che il governatore della Liguria Giovanni Toti si è spinto a dichiarare che «per fare il parlamentare dovrebbe essere obbligatorio avere fatto il sindaco, l’assessore o il consigliere, meglio se di un piccolo comune. Almeno così chi va il Parlamento saprebbe quali pratiche servono per aggiustare una strada, conoscerebbe come fare i conti con bilanci sempre più magri e conoscerebbe gli effetti che i tagli hanno sulla vita delle persone». Nell’esercito dei 178 aspiranti ci sarà chi sogna la carriera politica a Roma, chi punta a essere eletto per ambizione, chi spera così di esercitare un potere, ma la stragrande maggioranza è mossa da spirito di servizio: nessuno li proporrà certo per la beatificazione, ma a loro spetta almeno un grazie per la disponibilità, nella speranza che alla diminuzione dei candidati non corrisponda tra tre settimane anche quella degli elettori.

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